Tutte le famiglie che si trovano a dover affrontare la nascita di un figlio con disabilità, vivono dei passaggi comuni: lo smarrimento, la ricerca di un nuovo equilibrio e la costruzione di un percorso di educazione e abilitazione del bambino.
La diagnosi di disturbo dello spettro autistico non fa eccezione: la prima comunicazione avviene, solitamente, tra i 18 e i 36 mesi e, da questo momento, è fondamentale un intervento precoce, con l’obiettivo di sviluppare le abilità sociali e l’inclusione nel mondo del bambino.
“È stato come cadere in un buco e non sapere come uscirne…” Il padre di Riccardo descrive così il momento in cui, assieme alla moglie, ha avuto dai medici la conferma definitiva di ciò che già aveva sospettato: “Il mio bambino non era normale”. Prendere velocemente coscienza della diagnosi e cercare un percorso abilitativo che aiuti Riccardo a sviluppare tutte quelle competenze utili ad adattarsi alla vita quotidiana è importantissimo.
Questa necessità si scontra, purtroppo, con problemi sistemici: una scarsità di offerta del servizio sanitario nazionale si traduce, infatti, in una mancata tempestività nella presa in carico dei bambini con disturbo dello spettro autistico e in una minore efficacia degli interventi. Oltre che, naturalmente, in una fatica pratica ed emotiva per mamme e papà.
“Dopo una prima fase di disorientamento e dolore, abbiamo da subito capito che dovevamo partire alla ricerca di risposte chiare, di aiuto concreto e professionale per Riccardo e che questa sfida si sarebbe giocata giorno dopo giorno, passo dopo passo. Purtroppo, è stato altrettanto chiaro che i servizi pubblici sono carenti, che le liste di attesa di protraggono per mesi, se non anni, e nel frattempo cresce il nostro senso di frustrazione e di fatica”.
Storie come quella di Riccardo e del suo papà sono il motivo per cui siamo costruendo Le piccole case: se per i disturbi dello spettro autistico non c’è cura, infatti, è possibile studiare percorsi dedicati a ogni singolo caso, come quelli che l’équipe del nuovo centro specializzato adatteranno a ciascuno dei 50 bambini presi in carico. Per garantire un futuro ai bambini con autismo e alle loro famiglie.
Per un bambino con autismo è necessario avere spazi adeguatamente attrezzati per favorire lo sviluppo del corpo e della relazione nel gioco e nel movimento.
Per questo nel centro Le piccole case sono previste attività motorie e di rilassamento per aiutare a costruire una percezione del corpo armonica e positiva.
Per un bambino con autismo è necessario che la famiglia possa contare sul supporto di operatori esperti in collegamento tra loro.
Per questo nel centro Le piccole case si dedicano molte ore alla preparazione e alla programmazione delle attività, agli incontri con i genitori, con gli insegnanti, i servizi socio-sanitari per un confronto continuo sugli obiettivi e sulla quotidianità.